IL SENTIERO NATURALISTICO
Un portale con due pesanti porte in legno permette l’accesso al sentiero che si snoda in direzione della gola del Tinazzo. Grazie al comodo sentiero, si attraversa un boschetto che nella sua complessità compositiva di specie arboree (dominate dal carpino nero), arbustive ed erbacee, assume aspetti caratteristici del “bosco di forra” in vicinanza della gola per l’ombrosità, la freschezza e l’umidità dell’ambiente che ha favorito anche l’insediamento spontaneo del tasso (Taxus baccata). Spettacolare è lo sviluppo della felce Lingua di cervo (Phyllitis scolopendrium) che riveste abbondantemente la pendice boschiva. Sulla rupe calcarea spicca, rara e preziosa in questo luogo recondito, la presenza della celeste campanula d'Insubria (Campanula elatinoides) dalle carattersistiche foglie cuoriformi e vellutate. Sui margini del rivo perenne la coda cavallina afferma la sua inconfondibile presenza con due specie: l’equiseto dei campi (Equisetum arvense) e l’equiseto invernale (Equsetum hyemale) Non è estranea alla biodiversità vegetale la presenza di entità botaniche, come robinie, ailanti, ligustri e anche alcune palme del genere Trachycarpus, legate all'azione antropica più o meno intensa.
Nei pressi della gola, i ripiani terrazzati ospitano vecchi prati da sfalcio (arrenatereti), in passato molto più ricchi di fioriture multicolori. Anche le nude pareti rocciose sono colonizzate da vegetali come l’azzurra campanula della Carnia (Campanula carnica), l’erba regina (Telechia speciosissima) simile ad una grossa margherita gialla e il raponzolo di Scheuchzer (Phyteuma scheuchzeri). Le altre parti del Parco, esposte al sole, ospitano una boscaglia rada e bassa dominata dall'orniello e dal carpino nero con qualche roverella. I varchi lasciati dalla copertura del bosco sono colonizzati dalla flora dei “prati aridi” dove la sesleria, la graminacea più comune, è accompagnata da numerose specie di areale mediterraneo e steppico.
Il piccolo territorio del Parco per la sua articolata morfologia, per il clima locale e la natura della roccia di cui è costituito presenta un suggestivo interesse floristico e vegetazionale che stupisce i visitatori. All’uscita del boschetto si giunge ad una parete rocciosa che sembra chiudere la via. In realtà avvicinandosi si scorge un’altissima fessura nella roccia.
Due enormi pareti alte più di 40 metri fanno da ali all’ingresso della gola che è visitabile in sicurezza per oltre cento metri per una larghezza variabile da 1 fino a 4 metri. Un percorso in un territorio che dorme su millenni di battaglie infinite tra le forze dell’acqua e della roccia, modellato da glaciazioni ancestrali ed eroso dallo scorrere impetuoso del torrente Borlezza. Da qui nel corso dei millenni sono passati centinaia di milioni di metri cubi di sabbia e roccia trascinati fino al lago d’Iseo dalla forza impetuosa del torrente Borlezza. L’imponente quantità di detriti e limo hanno formato la penisola su cui sorge il grande insediamento industriale della Lucchini RS.
Il territorio del Parco ha una lunga storia geologica a partire dalla formazione della roccia che costituisce le pareti incassanti e il fondo dell’antico alveo, riferibile alla Formazione di Castro. Questa roccia, deposta circa 190 MA fa in ambiente di piattaforma marina, ha un aspetto caotico e non presenta quasi i segni di una stratificazione. La matrice rocciosa ha invece ben conservato fino a oggi le tracce del susseguirsi di eventi dapprima formativi dei rilievi e successivamente modellatrici da parte dell’azione fluviale, carsica e glaciale. La roccia della forra, è stata sottoposta ad un lungo processo di erosione che ha creato uno stretto e suggestivo varco con visibili le tracce del progressivo abbassarsi del letto e del turbinare impetuoso delle acque. Si riconoscono su più livelli forme circolari relitte le “marmitte dei giganti” che sono il risultato dell’azione erosiva dei ciottoli trascinati dall’acqua in moti vorticosi. La roccia di natura calcarea mostra segni di carsismo soprattutto in corrispondenza di fratture e faglie, mentre la deposizione chimica di carbonato di calcio ha formato interessanti ed estese concrezioni di travertino in corrispondenza delle pareti. Importanti circuiti idrici terminano il loro percorso in corrispondenza di due sorgenti poste proprio entro i limiti del parco Nell’arco di tempo compreso tra due milioni di anni e 10 mila anni fa l’azione glaciale ha agito su questa porzione di territorio. I notevoli spessori di ghiaccio hanno occupato la forra in più fasi.